Certo non con uno spending review che mira a tagliare a caso per raggiungere gli obiettivi imposti dall’Europa al fine di ottenere accreditamenti effimeri, altrimenti si danno origine a spinte europa-divergenti vedi il programma del M5S che ormai è diventato uno dei partiti in forte ascesa in quanto non si vuole fondere né con la destra, né con la sinistra per poter portare a compimento il processo di rinnovo della classe politica e il bello lo vedremo dopo il governissimo Letta sulla legge elettorale/imu/iva; ma con uno spending review in grado di riformare la PA valorizzando i virtuosi, poi razionalizzando ovvero tagliando gli sprechi e soprattutto tagliando le mele marce. I dipendenti pubblici non sono troppi: in Italia (14,8% rispetto al totale degli occupati) sono in numero minore sul totale degli occupati se raffrontati agli altri Paesi (Francia: 20%, UK 19,2%) e sono molto meno anche in termini assoluti: 3,4 milioni (5,6% pop) in Italia contro i 5,5 milioni in Francia (8,3% pop.) e i 5,7 milioni in UK (10,9% pop.). Ma i dipendenti pubblici sono mal distribuiti: si passa dal 13 % di impiegati pubblici sul totale degli occupati in Calabria al 6% della Lombardia; ma la mobilità praticamente assente: nel 2011 solo un dipendente su mille ha cambiato amministrazione e uno su cento ha cambiato ufficio, e tutti su richiesta volontaria.
Il problema non è il debito pubblico, ma la mala organizzazione in alcuni settori. Ma perché sono male organizzati? Si potrebbe dire che conviene che la Giustizia non funzioni per quelle persone che pensano di poter essere sopra la legge e che la prescrizione sia un arma di difesa. Troppa burocrazia può servire per chiedere soldi al fine di oliare certi suoi meccanismi farraginosi. Prima di svendere il patrimonio pubblico, prima di tagliare lo stato sociale cercherei di mettere a posto queste cose. Pubblica amministrazione scarsa nei risultati, ma strapiena di dirigenti e funzionari super pagati.
Basta modificare l’articolo 55 quarter comma 1 lettera F) e il comma 3 del Testo Unico sulla Pubblica Amministrazione, ovvero il D.Lgs. n° 165/2001 prevedendo il licenziamento disciplinare d’ufficio senza preavviso in caso di condanna in giudicato per qualsiasi reato contro la PA.
Attualmente sapete in quali casi si viene licenziati dalla PA? In caso di interdizione perpetua dalla PA, ovvero in caso di condanna di almeno 5 anni, ma quando mai si prendono 5 anni?
Oltre al licenziamento si potrebbe prevedere una riduzione del tfr in base alla condanna per qualsiasi reato contro la PA, per esempio per ogni mese di condanna un 10% in meno del trattamento di fine rapporto che andrebbe erogato alla fine del procedimento penale.
Poi per sviluppare il senso di corresponsabilità, per non trovarci nella situazione in cui il vice direttore di tal ministero firma i turni compilati dalla sua segretaria, usato come capo espiatorio, finita ai domiciliari per associazione finalizzata alla corruzione e non risulta nemmeno indagato, basta prevedere dallo stesso articolo 55 quarter anche il licenziamento disciplinare d’ufficio senza preavviso per il dirigente in caso di condanna in giudicato per qualsiasi reato contro la PA in cui sono coinvolti almeno 5 funzionari a lui sottoposti e del proprio ufficio se queste condanne sono collegate o accertate con un unico procedimento penale per reati contro la pubblica amministrazione come associazione a delinquere finalizzata alla corruzione o al ritardo in atti di ufficio. Sapete che nel mio Ministero il mio capo ufficio ora ai domiciliari per corruzione sarà reintegrato e pensare che ai tempi del pool Mani Pulite era già stato condannato e mi troverò ancora a dover sottostare ad un corrotto e se chiedo trasferimento mi viene negato? Immaginate con che piacere mi trovo a lavorare in quell’ufficio.
Poi basta modificare sempre l’art 55 quater comma 1 lettera F) del Testo Unico sulla Pubblica Amministrazione il D.Lgs. n°165/2001 imponendo il licenziamento disciplinare senza preavviso in caso di condanna in giudicato dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per danno erariale, se entro 60 giorni dalla notifica della sentenza di condanna non si rifonde la PA.
Nel mio ministero è stato installato un sistema eliminacode per gli sportelli degli uffici pubblici costato più di 50 mila euro pagato da noi contribuenti mai entrato in funzione dopo più di 12 mesi in quanto i 15 sportelli non sono polifunzionali, intanto noi dipendenti ci dobbiamo portare la carta igienica da casa. Poi ci sono le cappe aspirafumi quanto saranno costate? Pagate dai contribuenti e mai entrate in funzione.
Poi andrebbe modificato l’art. 23 del DPR n. 3/1957 sul danno ingiusto in caso di responsabilità verso terzi anche per negligenza lieve. Mentre attualmente è previsto solo per dolo e negligenza grave. In questo modo anche il funzionario o il pubblico ufficiale si assumerebbe le propria responsabilità. Se un agente che espleta funzione di polizia stradale ferma un autista e un autoarticolato per un mese applicando il divieto di circolazione nei giorni festivi fuori dai centri abitati per veicoli trasporto merci con massa complessiva a pieno carico superiore a 7,5 tonnellate quando proviene dalla Francia con tanto di Cmr (lettera di vettura internazionale) perché l’agente non si è aggiornato sulla disciplina in materia di trasporto e il Giudice di Pace mi da ragione, chi paga? Nessuno. Ovviamente il capoufficio della stradale mi rispose: “Faccia ricorso che siamo in uno paese garantista”.
La legge Vassalli sulla responsabilità dei giudici (L 117/1988) andrebbe riformata prevedendo anche la negligenza lieve e andrebbe estesa a tutti i settori della PA.
Poi andrebbe sanzionato con il licenziamento il dirigente della PA che non pubblica sul web i bilanci della PA comprese le gare di appalto e di assegnazione dei bandi di gara e che non permette gli accessi agli atti ai cittadini che vogliono controllare l’operato della PA. E anche il dirigente che non usa la pec (posta elettronica certificata).
Come gestire i conflitti di interesse? è possibile secondo voi che il marito sia direttore di quel pubblico ufficio e la moglie possa essere un suo dipendente? In una banca no. Uno dei due dovrebbe essere trasferito.
Si potrebbe proseguire con un elenco di enti pubblici inutili nati giustamente per offrire impiego, e ora con il debito pubblico alle stelle, invece di far chiudere quel piccolo e appena costruito ospedale perché efficiente e polifunzionale, o di tagliare i fondi ai disabili, basterebbe razionalizzare la spesa pubblica. Dov’è finito il decreto legge sulla fusione delle province? Perché non trasferire le funzioni delle province alle regioni? Oppure è il caso di abrogare le regioni? Quanto costa ai contribuenti un consiglio e una giunta provinciale?
Perché non abolire le DGT, Direzioni Generali Territoriali del MIT, Ministero Infrastrutture e Trasporti?
E perché non fondere, per esempio, il doppio e inutile archivio nazionale dei veicoli a motore e presso il Pubblico Registro Automobilistico e presso il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture? Non stiamo proponendo di applicare l’art. 18 contro la PA, in questo caso nei confronti dei dipendenti del PRA gestito dall’Aci, ma di valorizzare la PA permettendo di offrire servizi di attualità, si chiama razionalizzazione e permettendo trasferimenti di personale a richiesta dei meritevoli.
Se volete un elenco di oltre 300 enti pubblici inutili ecco a voi
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2012/07/11/742227-milano-regione-enti-pubblici.shtml
Un servizio da valorizzare è quello del Difensore Civico, ecco che parte dei dipendenti del PRA potrebbero essere impiegati presso gli uffici del Difensore Pubblico al fine di contrastare l’inerzia della PA che non si degna di rispondere, né ad una Pec (posta elettronica certificata), né ad una R/R. Ecco che questa PA (Difensore Pubblico) andrebbe valorizzata affidando una quantità maggiore di personale e soprattutto maggiori poteri per esempio nel configurare l’elemento soggettivo del dolo nella consumazione del 328 cp rifiuto ritardo in atti d’ufficio. Il Difensore Civico dovrebbe poter sollecitare la Procura Regionale della Corte dei Conti quando non risponde ad una segnalazione di danno erariale in merito ad uno spreco del patrimonio pubblico. Se un cittadino segnala alla Procura regionale della Corte dei Conti che in tal ministero si è installato un sistema eliminacode che non è mai entrato in funzione, ha diritto di sapere lo stato di avanzamento della pratica, non vi sembra?
Un altro ente pubblico che può contenere lo spreco nella pubblica amministrazione è la Corte dei Conti fondato dal RD n°1214 del 12 Luglio 1934 e dalla normativa di riferimento.
Fai clic per accedere a corte_dei_conti_normativa_di_riferimento_aggiornata_1_settembre_2010.pdf
Se il lavoro nelle pubbliche amministrazioni è regolato dal D.Lgs. n. 165/2001 e se l’art. 2 comma 2 del suddetto decreto, sancisce che al lavoro pubblico si applicano le norme del codice civile relative al lavoro nell’impresa privata. Allora al pubblico impiego si applica sia l’art. 2119 c.c. (licenziamento per giusta causa), che l’art. 3 della 604/1966 (licenziamento per giustificato motivo soggettivo). Inoltre, il comma 2 dell’art. 55 del D.Lgs. n. 165/2001 sancisce l’applicazione dell’art. 2016 c.c. (sanzioni disciplinari per non rispetto degli obblighi di diligenza e fedeltà) e dell’art. 7 dello Statuto che regola il procedimento disciplinare.
Questo per dire che al lavoro pubblico certamente si possono applicare le norme sui licenziamenti. Non solo. Al pubblico impiego si applicano anche le tutele previste dall’art. 18 dello Statuto per espresso richiamo contenuto nel comma II dell’art. 51 del D.Lgs. n. 165/2001. L’unica eccezione riguarda i dirigenti pubblici, per i quali, a differenza dei dirigenti privati, si applicano comunque le tutele dell’art. 18.
Altra differenza sostanziale tra pubblico e privato, si rinviene nella disciplina dei licenziamenti per ragioni oggettive che, seppur con procedure e modalità ben distinte rispetto al lavoro privato, non risultano esclusi per il lavoro pubblico. Dunque, che nel pubblico impiego sia possibile licenziare, è dato certo, ma non di facile realizzazione.
Allora, perché è opinione diffusa che nel pubblico impiego non sia possibile licenziare?
La ragione ricade nelle responsabilità che la legge riconosce in capo al dirigente pubblico. In base alle norme sulla responsabilità dirigenziale, qualora un licenziamento comminato, dovesse poi esser giudizialmente riconosciuto illegittimo, l’amministrazione potrebbe chiamare il dirigente responsabile a rispondere personalmente del danno economico derivato. Stando così, è evidente che qualsiasi dirigente ben si guarda, dall’intraprendere una strada estremamente rischiosa sul piano personale.
Sarebbe sufficiente modificare alcune norme sulla responsabilità dei dirigenti per normalizzare il sistema.
Tuttavia, il punto è proprio la normalizzazione del sistema. In questo senso, sbaglierebbe chiunque, Ministro compreso, intenda agitare il tema dei licenziamenti nella PA come una minaccia.
Il licenziamento è sempre e comunque la fase patologica del rapporto di lavoro e non è mai opportuno brandirne l’utilizzo come strumento di regolazione del sistema.
Il punto è l’efficienza e la qualità dei servizi offerti dalla PA. Incidere su questo aspetto, significa in primo luogo regolare in modo differente la fissazione degli obiettivi assegnati ai dirigenti, in termini di qualità/quantità e garantirne il raggiungimento chiamando, in questo caso, a rispondere del mancato risultato.
Altro punto: liberalizzare l’accesso alla professione del Notaio, chi ha i titoli per esempio una laurea, un esame di stato, un minimo di esperienza maturata con due anni di praticantato, perché non può aprire uno studio notarile? Come avviene per uno studio legale o uno studio medico?
Altro punto: tagliare il finanziamento ai giornali, solo chi li desidera leggere deve pagare.
Altro punto: liberalizzare la professione del tassista. In linea di principio sono contrario alla liberalizzazione delle varie attività effettuata da Bersani, ma se si è scelto di liberalizzare si deve portare a compimento questo processo. Per omogenità e distribuzione del reddito.
Altro punto: le regioni autonome e le province a statuto speciale quanto ci costano? Hanno ancora senso di esistere? Oppure sono delle macchine mangia soldi.
Altro punto: tagliare il canone della Rai. Chi vuole guardare la Rai paghi, perché dobbiamo mantenere a nostre spese tutti i canali della Rai se non li troviamo interessanti? La Rai potrebbe spedire a chi paga il canone una smart card per la decodifica dei canali. Se invece si vuole la Rai una tv di stato allora basta una sola emittente e un po’ meno di tredicimila dipendenti che manteniamo noi contribuenti. Ricordiamo che nel 2012 la Rai ha perso 250 milioni di euro.
http://www.cinquegiorni.it/news/la_rai_e_commissariata_dai_consiglieri_la_commissione_di_vigilanza_li_convoca-13170/
Il 26 e 27 Maggio 2013 si svolgeranno le elezioni del Sindaco di Roma, del Consiglio comunale, dei Presidenti di 15 Municipi e relativi consigli, composti da 24 consiglieri più il presidente. I Municipi sono stati ridotti da 19 a 15 e i membri del Consiglio Comunale da 60 a 48 dal decreto per Roma Capitale. Che sforzo!
Ancora troppi sono i 375 consiglieri municipali, con 15 presidenti di Giunta, 15 presidenti di Consiglio municipale, presumibilmente 60 assessori, 90 commissioni e relativi presidenti. Uno spreco inutile di risorse per la modica cifra di 150 milioni di euro. Una marea di politici che dovrebbero avere il compito di amministrare la Capitale. Con tante persone a governare dovremmo avere una città perfetta, invece a pagare siamo sempre noi contribuenti.
E perché le elezioni romane non sono state accorpate a quelle nazionali o regionali? Per spendere altri soldi.
Riduzione delle province, delle regioni, delle prefetture. L’abolizione delle province farebbe risparmiare allo stato circa 510 milioni di euro, che significa il 3,9% della spesa complessiva relativa agli enti locali. Quindi, un risparmio tutto sommato modesto, perché secondo la Cgia di Mestre (che ha fatto i calcoli che riportiamo) di fatto si risparmiano solo i costi della politica e della macchina amministrativa, mentre quelli di gestione e del personale passerebbero a Regioni e Comuni, a cui andrebbero le relative competenze. Vediamo i calcoli per ogni Regione (escluse la Val d’Aosta, che non ha province, e Trento e Bolzano, che rimangono).
Iniziamo dalla Legge per i pagamenti a 30/60 gg., chiunque debba pagare ti dice “non emettere fattura, altrimenti con noi non lavori più”, queste sono le amministrazioni, comunali, provinciali; a questo punto tu che fai? Non emetti fattura, e aspetti che ti chiamano per essere pagato, quindi morale della favola, non cambia nulla.
Le forze di polizia andrebbero riformate, quante polizie esistono? carabinieri, polizia di stato, polizia provinciale, polizia locale, polizia stradale, guardia di finanza, polizia postale, guardia costiera, capitaneria di porto, forestale. Immaginiamo ora la gestione di un mezzo come l’elicottero con questa frammentazione. Eppoi non ci sono i soldi per il carburante. Tutte queste forze di polizia come il bicameralismo aveva senso nel dopo guerra, dopo il passaggio dalla monarchia alla dittatura.
Incarichi dalle PA, bisogna assolutamente togliere la base di euro 20.000 e 100.000 in cui le amministrazioni a loro piacimento, (creando un loro elenco di professionisti), giostrano gli incarichi come e quando vogliono, in pratica in ogni comune, provincia e regione, a lavorare sono sempre i soliti furbi.
La PA ha come tutti sappiamo hanno ingenti debiti verso i privati. Con leggi incredibili (in realtà volte a smantellare il patrimonio pubblico imponendo agli Enti locali di vendere tutto ciò che hanno) gli Enti locali, comuni e provincie si sono viste ridurre la quota di pagamento per ogni anno e hanno iniziato a non pagare più i fornitori e le imprese. Poi, per motivi che ignoro, alcune banche si sono esposte, tra cui Banca Intesa e hanno ottenuto la possibilità di inserirsi tra il creditore (le imprese) e il debitore (Ente locale) in due modi, la cosidetta cartolarizzazione: con il prosoluto e con il prosolvendo. Nel primo caso il contratto è a tre: impresa, Ente e Banca; la prima cede il credito alla Banca che si prende un tasso di sconto e l’Ente garantisce il pagamento per una certa data (chissà perché non lo poteva garantire all’impresa). La banca guadagna sia sulla cessione sia sul ritardo del pagamento. L’impresa dal canto suo prende subito i soldi, meno ma almeno li prende e senza interessi, nella maggioranza dei casi. Con il prosolvendo la cosa è la stessa solo che l’impresa si accolla gli interessi sul credito fino al pagamento da parte della PA, ma la banca non può richiedere il capitale. Fin qui pare normale. In realtà le banche non accettano prosoluti o solvendi per importi sotto una certa soglia (credo 50.000 banca Intesa) quindi sono esclusi i piccoli creditori (piccoli si fa per dire). Poi visto che l’accordo è tra la banca e l’Ente di fatto per avere il prosoluto o prosolvendo bisogna essere clienti di quella banca particolare che ha sottoscritto l’accordo con l’Ente locale oppure diventarlo e ovviamente alle condizioni che riterrà di voler praticare (costi di tenuta conto, interessi passivi, ecc.). Poi cosa ancora peggiore, di fatto ipoteca la disponibilità del pagamento della PA e quindi o si va da quella banca o i soldi non si prenderanno mai. Se poi il tuo credito è modesto non sei di alcun interesse e quindi non avrai mai i tuoi soldi. Perché ora il problema è così urgente? Perché le cessioni di credito prosoluto o solvendo non sono impermeabili a procedure concorsuali e purtroppo il nostro sistema delle imprese e dei piccoli fornitori (professionisti, artigiani) si sta sgretolando e con questo sfacelo anche le banche si troverebbero a penare per le cessioni che hanno fatto. Da qui la fretta per scappare dal sistema di credito verso le imprese. In pratica hanno dissanguato fino allo sfinimento e ora cercano di fuggire. Ad ogni modo il pagamento delle PA è comunque un fatto positivo ma deve rispettare un semplice diritto elementare: pagare partendo dai crediti più vecchi. Cioè il provvedimento deve impedire di creare dei privilegi ai crediti che nel nostro ordinamento sono possibili solo in presenza di procedure concorsuali. Le PA devono pagare i propri debiti in relazione allo scaduto seguendo semplicemente la data e l’ordine di liquidazione. Sembra semplice e facilmente comprensibile. Poi se posso consigliare un approfondimento ci sarebbe la questione di questi accordi banche/Enti locali sui prosoluto e prosolvendo, fioriti guarda caso con il governo Monti di bancari e sui meccanismi che di fatto impongono agli Enti locali di smobilizzare tutto il loro patrimonio.
Il ponte sullo stretto di Messina non si farà più, ma continua a costarci, si parla di penali per un milione di euro da pagare a Eurolink un consorzio di imprese capitanato da Impregilo. Mi piacerebbe sapere dove si trova la sede legale di questa azienda.
http://infosannio.wordpress.com/author/infosannio/
Ecco perchè in Italia gli appalti costano un 40% in più
http://www.lincredibileparlamentoitaliano.yolasite.com/cloaca-italia.php
Perché un dipendente pubblico può guadagnare più del capo dello stato? Il segretario generale della camera percepisce 406 mila euro all’anno. Un operatore tecnico a fine carriera 136 mila euro.
Massimo Sarmi il presidente delle poste italiane percepisce due milioni e duecentomila all’anno di stipendio, oppure Maurizio Prato presidente dell’Istituto Poligrafico dello stato seicentomila euro all’anno di stipendio.
Ritengo che presidenti delle partecipate del tesoro se guidagnano 250 mila euro all’anno siano sufficenti. E Antonio Mastrapasqua presidente dell’Inps con il doppio incarico?
Lo stato italiano costa troppo. Il capo della polizia guadagna il doppio del capo del Fbi, il presidente della Consulta, ovvero della Corte costituzionale, il doppio dell’inquilino del Colle. Non sono casi isolati della nostra pubblica amministrazione che ci costa un punto di Pil in più della Gran Bretagna. Una stortura da correggere. Ecco come
http://www.europaquotidiano.it/2013/04/17/perche-un-dipendente-pubblico-puo-guadagnare-piu-del-capo-dello-stato/#disqus_thread
Proposta di riduzione degli stipendi nella PA:
1% fino a 1.000 euro mensili
2% dai 1.000 ai 2.000 euro
4% dai 2.000 ai 3.000 euro
8% dai 3.000 ai 4.000 euro
16% dai 4.000 ai 5.000 euro
32% oltre 5.000 euro mensili.